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25 June 2009

Quell’antipatico dell’indennizzo diretto

Facciamo un passetto indietro nel tempo. Inizio 2007: si è alla vigilia del varo dell’indennizzo diretto, poi entrato in vigore nel febbraio di quell’anno. All’epoca, le associazioni dei consumatori commentavano positivamente l’approvazione dell’indennizzo diretto. Motivo: gli assicurati riceveranno indubbi benefici dalla nuova procedura, perché potranno rivolgersi direttamente alla propria Compagnia evitando lungaggini burocratiche. Si abbasseranno i costi legali a carico delle Assicurazioni (niente più contenziosi) e, come risultato finale, queste abbasseranno le tariffe Rca, raddoppiate in 10 anni. Insomma, l’obiettivo del Governo verrà centrato.

In caso di incidente, i danneggiati sono risarciti direttamente dal proprio assicuratore e non più da quello che ha causato il sinistro. Una procedura che si applica in caso di incidente tra due veicoli, entrambi con targa italiana, identificati. Basta presentare la denuncia e la richiesta di risarcimento alla propria Compagnia che, una volta accertata la ragione del proprio assicurato, rimborsa i danni. In più, altro punto cruciale, l’assicuratore fornisce tutte le informazioni necessarie e l’assistenza per spiegare i diritti del danneggiato. Ricordando che le eventuali lesioni fisiche del guidatore sono rimborsabili se di lieve entità: fino al 9% di invalidità.

Dopodiché, trascorrono i mesi e ci si accorge che di ribassi tariffari significativi non si parla neppure. E le associazioni dei consumatori criticano l’indennizzo diretto.

Addirittura, e arriviamo ai giorni nostri, una sentenza della Corte costituzionale (la numero 180 del 19 giugno 2009) fa saltare il banco: in sostanza, dice che l’indennizzo diretto è facoltativo. Ora si attendono le varie interpretazioni della sentenza da parte dell’Ania (rappresenta le Compagnie), delle singole Assicurazioni, e soprattutto delle associazioni dei consumatori.

La realtà, secondo Automobilista.it, è che l’indennizzo diretto porta con sé almeno tre guai.

a) I costi non si riducono, perché oggi si deve avere una doppia posizione contabile: quella dell’Assicurazione che deve seguire il sinistro e quella della Compagnia di chi ha causato l’incidente.

b) C’è poca chiarezza su come possa difendersi l’assicurato che vuole un risarcimento più alto. Per timore di affrontare spese legali, è portato ad accettare qualsiasi proposta di rimborso.

c) Chi deve darti i soldi del risarcimento, cioè la tua Assicurazione, è anche quella che ti difende e ti assiste. Il pericolo di cortocircuito è notevole…

di Ezio Notte @ 11:22


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