5 February 2018
Patente a punti, la guerra inutile del ministero
Pare che i nostri politici intendano migliorare la sicurezza stradale nel 2018 attraverso l’aumento dei controlli indirizzati alle imprese e alle autoscuole. A partire dal secondo trimestre 2018, in particolare, il ministero dei Trasporti si propone di rafforzare l’attività ispettiva sui corsi di recupero punti-patente. Ma serve a qualcosa una misura del genere?
Prima di rispondere, una premessa. All’atto del rilascio della patente, viene attribuito un punteggio di 20 punti. Tale punteggio, annotato nell’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida, subisce decurtazioni, a seguito della comunicazione all’anagrafe della violazione di una delle norme per le quali è prevista la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente o un taglio di punti. L’indicazione del punteggio relativo a ogni violazione deve risultare dal verbale di contestazione.
Detto così, la patente a punti fa paura. Svolge appieno la sua funzione deterrente. Come recuperare i punti? La frequenza ai corsi di aggiornamento, organizzati dalle autoscuole ovvero da soggetti pubblici o privati a ciò autorizzati dal Dipartimento per i trasporti terrestri, consente di riacquistare sei punti. Anche questo incute un po’ di timore: devi spendere soldi (diciamo 250 euro a corso) e perdere tempo per recuperare i punti. Ed ecco perché il ministero ora dà un giro di vite: vuole (presumibilmente) combattere i corsi di recupero facili o fasulli.
Ma attenzione. Ora casca l’asino. Salvo il caso di perdita totale del punteggio, la mancanza, per il periodo di due anni, di violazioni di una norma di comportamento da cui derivi la decurtazione del punteggio, determina l’attribuzione del completo punteggio iniziale, entro il limite dei venti punti. Tradotto: se fai il bravo per due anni, torni a 20 punti. Pertanto, perdi punteggio per eccessi di velocità, passaggio col rosso e altro; poi d’incanto, dopo due anni, torni a 20. Magia.
È una norma assurda. Che neutralizza il potere deterrente della patente a punti. Svuota di significato quella legge. È un po’ come un arbitro che ammonisce 17 volte un calciatore; se questi fa il bravo per 10 minuti di seguito, allora le ammonizioni vengono cancellate.
Veniamo infine alla risposta alla domanda iniziale retorica: no, il giro di vite sui corsi patente non serve a un bel niente. Perché chi sgarra sa bene di poter recuperare tutti i punti in due anni. Non necessita di corsi. Che infatti sono un flop: chiedete a una qualsiasi autoscuola e sentirete che cosa vi rispondono.
Vivissimi complimenti al ministero e in generale al Governo per il modo in cui fa sicurezza stradale. L’Italia non ha centrato l’obiettivo imposto dall’Unione Europea di dimezzare le vittime della strada fra il 2001 e il 2010. E difficilmente centrerà il secondo obiettivo: dimezzare i morti in strada fra il 2011 e il 2020. Stando a stime preliminari dell’Istat, le vittime nei primi sei mesi del 2017 crescono, con incrementi compresi tra il 6,7 e l’8,2%.
di Ezio Notte @ 14:31
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