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29 May 2016

Quando guidi, guida e basta. Vorrei, ma devo guardare a terra per evitare i crateri

 

Quando guidi, occhio alle voragini...

Quando guidi, occhio alle voragini…

Lo smartphone in auto, se utilizzato male, rende molto probabile un incidente mortale: chi tiene in mano l’apparecchio e guida, si distrae. A dire il vero, anche un utilizzo lecito del cellulare (auricolare e vivavoce con mani libere) non è il modo più sicuro di stare al volante, perché un po’ inevitabilmente ci si distrae comunque. Qualche numero: l’utilizzo dello smartphone che distrae alla guida è stato nel 2015 causa di 48.524 infrazioni al Codice della strada, il 20,9% in più rispetto al 2014. E gli incidenti mortali sono passati dai 1.587 del 2014 a 1.627 nel 2015, il 2,5% in più, secondo i dati delle rilevazioni di Polizia di Stato e Carabinieri, come le vittime, da 1.730 a 1.752 . Statistiche discutibili, ma questo l’ho già detto qui e non intendo sviare l’attenzione su un altro tema.

Per questo, l’Anas ha proposto in collaborazione con la Polizia la campagna “Quando guidi #GUIDAeBASTA”. Lo spot già viaggia sul web, via social e alla radio. C’è pure l’app Guida e Basta, scaricabile per Ios e Android, che consente di impostare lo smartphone in modalità di guida. L’app dà la possibilità di inoltrare a un gruppo di contatti “preferiti” un messaggio per comunicare che ci si sta per mettere in viaggio, e che non sarà possibile rispondere al telefono. Inoltre, blocca l’accesso alle impostazioni e consente, durante la sosta, di inviare la propria posizione geografica aggiornando il gruppo sull’andamento del viaggio.

È tutto lodevole, giusto, corretto. Indubbiamente, un bel modo di migliorare la sicurezza stradale. Poi però uno va sull’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, e si chiede: ma il gestore di quell’autostrada, l’Anas, è la stessa Anas che mi dice “Quando guidi, guida e basta”? Il Paese, ovunque (incluse le città, in mano ai Comuni) strabocca di strade dissestate, con crateri, voragini, guardrail pericolosi o assenti. Prima di dire a me “Quando guidi, guida e basta”, l’Anas dovrebbe dire ai gestori: “Quando fai il gestore, fai strade belle e basta”. Altrimenti, io che guido, non posso guidare e basta: devo sempre guardare a terra per non finire fra le braccia del Creatore.

Qualche tempo fa, l’ACI faceva una cosa utile: ci rammentava le strade più pericolose d’Italia. Sentite qui: “È la Romea la Strada statale più pericolosa d’Italia. Lo rilevano ACI e Istat nel volume ‘Localizzazione degli incidenti stradali 2006’. Nel determinare l’indice di pericolosità delle strade italiane, ACI e Istat hanno tenuto conto della densità degli incidenti stradali (incidenti/chilometro) e della loro pericolosità (morti/incidenti). A livello nazionale, inoltre, sono state considerate solo le strade lunghe almeno 100 chilometri. Completano la top ten delle Statali nelle quali si registra il maggior numero di morti per chilometro: Pontina, Pontebbana, Statale del Lago di Como e dello Spluga, Padana Superiore, Statale della Valsugana, Silana Crotonese, Orientale Sicula, Adriatica e Postumia.

Alcuni dati più recenti. Da diversi anni, ACI e Istat collaborano per stilare la classifica delle strade più pericolose in Italia prendendo in considerazione tra i parametri, le strade nazionali lunghe almeno 100 chilometri e basandosi sull’indice di densità di incidenti stradali (vale a dire, quanti incidenti per chilometro) su un tratto stradale. Dallo studio emerge che la strada più pericolosa in Italia è la statale SS 309, nota come la Romea (mmm… non sono stati fatti grossi passi avanti…) che collega Ravenna a Mestre. Anche se i dati in assoluto non la indicano alta in classifica, in realtà presenta la più alta casistica di incidentalità (anche mortale) rispetto alla lunghezza del tratto di strada preso in esame. Ecco il peggio fra autostrade, Statali e tratti urbani di tangenziali: A51 e A50 Tangenziale Est e Tangenziale Ovest Milano (una media di 1.760 incidenti); SS 16 Adriatica (1400 incidenti); GRA Grande Raccordo Anulare Roma (1368 incidenti); A4 Torino-Trieste; A8 Milano-Varese; A1 Milano-Napoli; SS 13 Pontebbana; SS 309 Romea; A10 Genova-Ventimiglia; SS 7 Appia: una media di 150 incidenti.

Un guaio per tutti, ciclisti inclusi. Sentite ancora l’ACI di recente. Le cinque strade più pericolose per chi va in bici: Aurelia (in particolare una tratta di 30 chilometri in provincia di Savona), Adriatica (Pesaro, Urbino, Rimini, Macerata, Teramo), Padana Superiore, Emilia (Forlì-Cesena), Pontebbana. Quando guidano, loro vorrebbero pedalare e basta, facendo attenzione agli altri veicoli e ai cartelli; invece, è un percorso a ostacoli. Chi cade in buca, perde. E muore.

di Ezio Notte @ 15:25


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