17 January 2012
Area C: inferno
Prendi uno che abita a Londra, dove c’è la congestion charge, un pedaggio che prescinde dalle emissioni inquinanti. Lo porti a Milano e gli dici che il neosindaco vuole imitare Londra. Poi, lo accompagni ai treni, alle metro, ai bus e ai tram di Milano e gli chiedi di fare un paragone con Londra. La sua prima reazione è buttarsi per terra a ridere di gusto. Milano che vuole imitare Londra con l’Area C. Come una zia di 75 anni acida e rimbambita che vuole imitare una ragazza di 20 anni piena di humour. Come una città con una rete metropolitana piccola piccola, con la gente che non entra nelle carrozze per via dell’affollamento (dove la temperatura sale alle stelle col rischio di beccarsi una broncopolmonite una volta risaliti in superficie), e con bus e tram stracolmi (e senza ossigeno), che vuole imitare una metropoli europea con una rete metropolitana straordinaria.
Ma come fai a indurre il milanese o chi abita nell’hinterland a muoversi coi mezzi? Quali mezzi? Ci rendiamo conto dello stato dei veicoli pubblici di Milano? Passata la prima reazione del londinese (la risata), la seconda è: adesso portami via da quest’inferno, io torno a Londra.
Ma l’Area C l’han voluta davvero i milanesi, come mi chiede il londinese? Basta pure con questa favola dei referendum. Il Comune dice che la maggioranza dei votanti ha chiesto all’Amministrazione di adottare “un piano di interventi per potenziare il trasporto pubblico e la mobilità pulita alternativa all’auto, attraverso l’estensione a tutti gli autoveicoli (esclusi quelli a emissione zero) e l’allargamento progressivo fino alla cerchia filoviaria del sistema di accesso a pagamento, con l’obiettivo di dimezzare il traffico e le emissioni inquinanti”. E allora, nel referendum c’era scritto che si pagano 5 euro? Non mi pare… Su su, non prendiamoci in giro…
di Ezio Notte @ 01:14
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